Federica Picchi : "In Italia non c'è parità scolastica, le scuole non statali sono discriminate" "Noi e Grecia fanalini di coda in Europa. Negati diritti alle famiglie"
"In Italia gli studenti sono discriminati, per ragioni economiche, nel loro diritto di apprendere, così come le famiglie. Infatti alla parità giuridica tra scuole paritarie e scuole statali, sancita dalla legge 62/2000, non corrisponde una effettiva parità economica, e le famiglie pagano sia per la retta della scuola non statale dei loro figli, sia per i costi della scuola gestita dallo Stato. Italia e Grecia, sul fronte della libertà di educazione, sono fuori dall'Europa". Lo afferma Federica Picchi, candidata di Fratelli d'Italia nelle circoscrizioni Centro e Nord Ovest alle elezioni europee.
"Nessuno ricorda - prosegue Picchi - che sono i genitori che hanno il diritto di «istruire ed educare i figli» (art. 30 della Costituzione) e il diritto «di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli» (art. 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo). Gli Stati europei sono tenuti a «rispettare il diritto dei genitori di provvedere nel campo dell’insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche» (art. 2 della Convenzione Europea sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo). E' evidente, da tutti gli indici consultabili pubblicamente, che solo in Italia e in Grecia soffriamo di questa vera e propria discriminazione 'de facto' nei confronti di chi sceglie o vorrebbe scegliere l'istruzione non statale”.
"Tra l'altro - sottolinea PICCHI - le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato 6,3 miliardi di euro all'anno. Un allievo della scuola pubblica statale costa allo Stato 10 mila euro annui, mentre un allievo che frequenta la paritaria costa ai cittadini, in tasse, solo 480 euro. Purtroppo, la disparità economica sta lentamente uccidendo il sistema di istruzione non statale. Chiudono 380 scuole paritarie all'anno, gli studenti sono passati in tre anni da un milione a 879mila. Di questo passo resteranno solo gli istituti statali, con appesantimento della struttura statale già molto affaticata, e poche scuole non statali con rette altissime: un grave vulnus alla libertà di scelta delle famiglie e alla Costituzione. In Europa mi batterò anche per sanare questa ingiustizia tutta italiana”.
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